Recensione - "Seta" di Alessandro Baricco
"Seta"
di Alessandro Baricco
Ciao a tutti lettori,
scusate per la mia assenza, ultimamente faccio un po' fatica ad organizzarmi con gli impegni scolastici. Ma ora eccomi di ritorno.
scusate per la mia assenza, ultimamente faccio un po' fatica ad organizzarmi con gli impegni scolastici. Ma ora eccomi di ritorno.
Ho concluso da poco questo libro e sento il bisogno di parlarvene.
Ho aspettato un bel po' prima di prenderlo in mano, c'era qualcosa che mi tratteneva, ma adesso eccomi qui.
Anno di pubblicazione: 2008
Titolo: Seta
Autore: Alessandro Baricco
Editore: Feltrinelli
Genere: Narrativa
Prezzo: 7,50€
Pagine: 108
Tempo di lettura: 1 giorno
Trama
Si chiamava Hervé Joncour, era mercante di bachi da seta. Ogni anno raggiungeva il Giappone, ogni anno ritornava. Nei suoi viaggi, si leggeva l'ideogramma di una passione silenziosa, rubata al rumore del mondo.
La mia Opinione
Come anticipato prima, ero ricalcitrante ad iniziare questo libro. Non so neppure io perché, ma c'era qualcosa che mi bloccava, come l'anticipazione di una delusione o forse la poca fiducia nella trama. Fatto sta che dopo aver letto altre opere di Baricco, finalmente ho avuto anch'io esperienza di uno dei suoi capolavori. Tuttavia avrei dovuto ascoltare quella strana sensazione iniziale, almeno in parte.
È stata un'esperienza a dir poco bizzarra e per chi non è abituato allo stile dell'autore lo deve essere ancora di più. Non lo consiglierei mai per iniziare, è talmente breve e confuso da lasciare il lettore intontito come dopo un colpo di vento in pieno viso. Sapete quel senso di spaesamento e rintronamento che si prova dopo aver fatto una camminata sferzati da un vento gelido? Ecco, uno cosa simile. Aggiungeteci però un paesaggio assolutamente strabiliante, fatto di colori, silenzio e seta, come una città straniera e magica, che intravedete solo attraverso le lacrime causate dal vento.
Quindi no, se volete approcciavi all'autore proprio no, continuo a consigliarvi "Oceano Mare", con quello andrete sul sicuro.
Ma prima di continuare in questa recensione devo davvero spiegarvi un minimo di cosa tratta questo volume.
Hervé Joncour è un mercante di bachi da seta che vive nella tranquilla cittadina di Lavilledieu (non so se esista, ma tradotto il nome significherebbe "la città Dio") con la moglie Hélène. In seguito ad un certo avvenimento, sarà costretto a recarsi in Giappone per impedire il fallimento delle filande della sua città.
Non vi dico altro, la trama è molto vaga e voglio che le cose restino così, perché le storie di Baricco possono sembrare normali o addirittura banali, ma la loro originalità e magia sta nel modo in cui vengono raccontate e in tutti i punti di svolta basati su particolari insignificanti, che sembrano non aver alcun effetto.
Ogni tanto, nelle giornate di vento, scendeva attraverso il parco fino al lago, e si fermava lì per ore, sulla riva, a guardare la superficie dell'acqua incresparsi formando figure imprevedibili che luccicavano a caso, in tutte le direzioni. Era uno solo, il vento: ma su quello specchio d'acqua, sembravano mille, a soffiare. Da ogni parte. Uno spettacolo. Lieve e magnifico.
Lo stile continua a piacermi moltissimo, ormai lo sapete. È estremamente particolare e capisco che ad alcuni possa sembrare pretenzioso e non piacere, ma per me gli stili complessi hanno un particolare fascino. Come sempre vi sono passaggi improvvisi dall'aulico al rozzo e bellissime immagini e descrizioni.
Mi sono poi accorta di non avervi mai citato il seguente aspetto, o forse l'ho fatto, ma non me ne ricordo, Baricco tende a ripetere frasi o interi paragrafi, a ricopiarli quasi identici a distanza di poche pagine, ma senza risultare noioso, anzi, con un ritmo molto veloce, che non stanca, ma coinvolge solo di più. Ad esempio in questo volume vengono ripetute più volte tutte le tappe del viaggio fino al Giappone, ma si leggono davvero molto velocemente, quasi arrivando a simulare una concitazione e una velocità propria del protagonista.
Anche alcune frasi facenti parte di un dialogo vengono ripetute e le si riconosce subito, questo permette all'autore di reintrodurle senza spiegazioni, sapendo che il lettore comprenderà.
E infine ci sono cose che non vuole farci comprendere, passaggi talmente ambigui, da portarmi alla frustrazione per il fatto di non capire, per poi arrivare ad una spiegazione presentata dai personaggi stessi.
Pioveva la sua vita, davanti ai suoi occhi, spettacolo quieto.
La storia in sé non mi ha colpita particolarmente, ho come sempre apprezzato le descrizioni e alcune riflessioni molto belle su alcuni particolari. Ma per il resto la trama mi ha delusa un po' e mi sono ritrovata ad odiare un po' Hervé.
Non mi ha lasciata con la meraviglia negli occhi come mi accade in genere, è come se avesse poco carattere, non c'è stato nemmeno un avvenimento che mi abbia travolta per la sua bellezza. Questo principalmente per il punto focale del romanzo, ovvero la storia d'amore, che non mi è proprio piaciuta sia per com'è stata analizzata sia perché mi aspettavo qualcosa di diverso.
La struttura del romanzo mi è risultata diversa dal solito. I capitoli sono cortissimi, una o due pagine ciascuno, non ho compreso perché sia stata fatta questa scelta, ma ad un certo punto l'ho trovata adatta alla storia.
I personaggi sono meravigliosi, ma del resto come potrebbero non esserlo?
Quando sono ideati da questo scrittore diventano subito eccezionali, persone normalissime acquistano un'aura di magia che non avrebbero mia avuto, tic normali sono enfatizzati e presentati con delle spiegazioni logiche, ma al contempo prive dei senso se ci si mette a rifletterci, un determinato comportamento è descritto tramite un'immagine poetica, che lo rende subito diverso agli occhi del lettore. Oltre a questo però, i personaggi vengono poi plasmati come persone molto originali, alcune loro abitudini sono davvero strane, come anche alcune cose che pronunciano, non tutto è filtrato tramite lo stile di scrittura.
Hervé è un giovane uomo che rappresenta la delusione del padre, il quale voleva che facesse il militare, lui invece si è dedicato ai bachi da seta. Lavora per Baldabiou, colui che ha portato la seta a Lavilledieu e sembra essere molto affezionato al suo lavoro. Ha poche caratteristiche, vive lasciando che la vita gli scorra davanti, senza ricercarne un senso senza voler cambiare il proprio destino, in alcuni momenti sembra proprio non essere presente. Parla pochissimo, la sua vita è regolata dagli altri ed è profondamente cambiato dai suoi viaggi in Giappone. Il suo rapporto con la moglie mi è risultato ambiguo, non ho capito se l'amore di lui fosse sincero e nemmeno alcuni atteggiamenti che ha nei suoi confronti.
Si sarà notato che essi osservano il loro destino nel modo in cui, i più, sono soliti osservare una giornata di pioggia.
Non vi descriverò gli altri personaggi, perché ognuno è ritratto con pochi tratti, se ve li esponessi non avreste più soprese.
- Tu eri morto.
Disse.
- E non c'era più niente di bello al mondo.
Infine vi ricordo che come in ogni opera dell'autore, troverete un momento d'intimità, che io in genere odio particolarmente. Lo trovo davvero inutile e anche molto brutto. In questi caso mi ha proprio disgustata. Ma sapevo che ci sarebbe stato, solo che non riesco davvero a passarci sopra.
Non c'è molto altro da dire, senza farvi spoilers e poi è un libro breve.
Posso dirvi che il finale mi è piaciuto, l'ho trovato molto delicato, carino, adatto alla storia, davvero perfetto.
Voto: 3,5 stelle
🌟🌟🌟 e 1/2
Quasi scintillante
Cosa ne pensate?
Avete mai letto qualcosa di Baricco?
Lo amate o lo odiate? (So che non c'è via di mezzo)
Martha
Commenti
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