Recensione - "A un Metro da Te" di Rachael Lippincott
"A un Metro da Te"
di Rachael Lippincott
di Rachael Lippincott
Ciao a tutti lettori,
sono arrivata da sei giorni in Germania, dove passerò buona parte delle mie vacanze e mi sono portata dietro gli appunti sul mio ultimo libro letto.
Quindi oggi condividerò con voi tutte le mie impressioni su questa storia d'amore drammatica.
Anno di pubblicazione: 2019
Titolo: A un Metro da Te
Autori: Rachael Lippincott, Mikki Daughtry e Tobias Iaconis
Editore: Mondadori
Genere: Contemporary Romance
Prezzo: 17,00€
Pagine: 236
Tempo di lettura: 2 giorni
Trama
Come puoi amare qualcuno che non puoi nemmeno sfiorare?
A Stella piace avere il controllo su tutto, il che è piuttosto ironico, visto che da quando è bambina è costretta a entrare e uscire dall'ospedale per colpa dei suoi polmoni totalmente fuori controllo . Lei però è determinata a tenere testa alla sua malattia, il che significa stare rigorosamente alla larga da chiunque o qualunque cosa possa passarle un'infezione e vanificare così la possibilità di un trapianto di polmoni. Una sola regola tra lei e il mondo: mantenere la "distanza di sicurezza". Nessuna eccezione.
A Stella piace avere il controllo su tutto, il che è piuttosto ironico, visto che da quando è bambina è costretta a entrare e uscire dall'ospedale per colpa dei suoi polmoni totalmente fuori controllo . Lei però è determinata a tenere testa alla sua malattia, il che significa stare rigorosamente alla larga da chiunque o qualunque cosa possa passarle un'infezione e vanificare così la possibilità di un trapianto di polmoni. Una sola regola tra lei e il mondo: mantenere la "distanza di sicurezza". Nessuna eccezione.
L'unica cosa che Will vorrebbe poter controllare è la possibilità di uscire una volta per tutte dalla gabbia in cui è costretto praticamente da sempre. Non potrebbe essere meno interessato a curarsi o a provare la più recente e innovativa terapia sperimentale. L'importante, per lui, è che presto compirà diciotto anni e a quel punto nessuno potrà più impedirgli di voltare le spalle a quella vita vuota e non vissuta, un viaggio estenuante da una città all'altra, da un ospedale all'altro, e di andare finalmente a conoscerlo, il mondo.
Will è esattamente tutto ciò da cui Stella dovrebbe stare alla larga. Se solo lui le si avvicinasse troppo, infatti, lei potrebbe veder sfumare la possibilità di ricevere dei polmoni nuovi. Anzi, potrebbero rischiare la vita entrambi. L'unica soluzione per non correre rischi sarebbe rispettare la regola e stare lontani, troppo lontani, uno dall'altra. Però, più imparano a conoscersi, più quella "distanza di sicurezza" inizia ad assomigliare a "una punizione", che nessuno dei due si è meritato. Dopo tutto, che cosa mai potrebbe accadere se, per una volta, fossero loro a rubare qualcosa alla malattia, anche solo un po' dello spazio che questa ha sottratto alle loro vite? Sarebbe davvero così pericoloso fare un passo l'uno verso l'altra se questo significasse impedire ai loro cuori di spezzarsi?
My Opinion
Prima di iniziare devo farvi una confessione: ho guardato il film prima di leggere il libro.
Lo so, è una cosa orribile e non avrei dovuto, ma era appena uscito e sono andata a festeggiare il mio compleanno con la mia migliore amica al cinema. Davano quel film. Dall'annuncio dell'uscita del libro ero molto presa dalla storia e non ho potuto resistere.
Ho fatto male, perché ho infranto una delle mie regole d'oro della lettura: "Leggere il libro prima di vedere il film" e anche un'altra: "Il libro è sempre meglio del film".
Sono una lettrice alla vecchia maniera, mi attengo molto a queste regole. Eppure non ho resistito. Il film è stato bellissimo, non ho pianto, ma questo è normale, è difficile che mi accada, però l'ho trovato molto toccante.
Un'altra mia amica mi ha poi regalato il libro, glielo avevo chiesto, dandole tre opzioni tra le quali lei potesse scegliere ed è andata così. È il genere di storia che potrebbe piacere anche a lei, che ultimamente è molto presa dalle storie d'amore. Abbiamo letto entrambe "Colpa delle Stelle" di John Green e "Io Prima di Te" di Jojo Moyes, adorandoli e questo è sulla stessa scia. Insomma, glielo passerò al più presto di modo che anche lei possa apprezzarlo.
Dopo questa premessa lunghissima passiamo alla trama.
Non mi piace molto la trama originale, quella che vi ho riportato sopra, la formulazione non mi esalta, ma adesso vi darò la mia personale versione.
La nostra protagonista è Stella, una ragazza affetta da Fibrosi Cistica, una malattia che spinge i suoi polmoni a produrre troppo muco e quindi non le consente di respirare bene. A causa di questa patologia, si ritrova spesso in ospedale per delle revisioni o dei semplici raffreddori complicati dalla FC. Stella vuole fare di tutto per raggiungere la possibilità di un trapianto e quindi guadagnare qualche anno di vita, per questo si attiene scrupolosamente al suo programma di cura e rispettando la regola di stare a due metri di distanza dagli altri pazienti affetti da FC, se entrassero in contatto ci sarebbe il rischio d'infezione e le possibilità di un trapianto di polmoni svanirebbero.
Ma poi in ospedale arriva Will, anche lui affetto da FC con l'aggiunta del B. Cepacia, un batterio che provoca infezioni opportunistiche (quelle provocate da batteri innocui per un soggetto sano) e che gli ha impedito di poter essere messo in lista per il trapianto. Will sta provando una cura sperimentale, una delle tante che ha provato finora su imposizione di sua madre. Fosse per lui la smetterebbe di perdere tempo tentando di trovare una cura, viaggerebbe in giro per il mondo e vivrebbe davvero. Will è quindi recalcitrante per quanto riguarda la sua terapia, praticamente non la segue, prende le pillole solo quando un'infermiera gliele impone, ma vi si oppone per il resto del tempo.
Lui e Stella non potrebbero essere più diversi, ma tra di loro s'instaurerà un legame fortissimo, composto prima dal fatto di seguire le terapie assieme e man mano si andrà ad una sempre maggiore approfondimento. Il problema sarà la distanza di due metri che dovranno sempre mantenere per il proprio bene e per quello dell'altro.
<<Mi fai paura, Stella>>
[...]<<Cosa?Perché?>>
[...]<<Tu mi fai desiderare una vita che non posso avere.>>
Lo stile di scrittura non mi ha esaltata. L'ho trovato troppo semplice, addirittura banale, troppo spezzettato, privo di qualsiasi elemento identificativo. Non è memorabile se non per la difficoltà che mi ha causato nell'immergermi nel romanzo. Non è per niente accattivante, sebbene la trama abbia tutti gli elementi per esserlo.
E qui devo fare un piccolo appunto alla traduttrice, ci sono vari errori, frasi intere tradotte male, che quindi non acquistano un senso preciso in italiano ed errori minori di grammatica. Oltre a ciò, ma questo è dovuto all'editing, sono presenti vari errori di battitura.
Il ritmo narrativo sarebbe piuttosto veloce, ma come ho appena detto, a me è sembrato spesso lento, perché lo stile non riusciva a coinvolgermi.
La storia in sé mi è piaciuta molto, l'ho trovata molto dolce e commovente e drammatica ed entusiasmante tutto assieme.
Apprezzo tantissimo ciò che questo libro e poi anche il film hanno fatto per sensibilizzare verso una malattia così poco conosciuta come la FC. Hanno rappresentato dei pazienti con delle piccole accortezze che li rendevano reali, come il sondino che portavano, o l'AffloVest, le loro cure sono state descritte nello specifico e hanno permesso al lettore o allo spettatore di comprendere pienamente a cosa devono attenersi i pazienti affetti da questa malattia.
Insomma, voglio dire che non si tratta solo della solita storia d'amore che ruota attorni ad una malattia romanticizzata, si vedono i personaggi al loro peggio, stremati dai trattamenti e questo li rende assolutamente reali, sono dei rappresentanti del gruppo dei pazienti affetti da Fibrosi Cistica e il fatto che siano dei ragazzi pone l'accento su come questa malattia colpisca da dalla nascita e quindi su quanto siano giovani gli affetti, su quanto poco abbiano vissuto prima di iniziare a dover pensare troppo presto alla loro mortalità, al fatto che la riduzione della loro capacità polmonare li porta sempre più vicini alla fine, al fatto che qualsiasi intervento potrebbe essere l'ultimo perché i loro polmoni non potrebbero reggere per tutta la durata dell'operazione.
Mi sono ritrovata a scoprire un mondo di cui non sapevo nulla, davvero, prima di questo io non avevo mai sentito nominare questa malattia, adesso posso dire invece che il libro e il film sono stati dei validi mezzi d'informazione, soprattutto per i più giovani. Ognuno di noi è uscito dal cinema o tornato alla realtà dopo la lettura con un bagaglio d'informazioni non indifferente sulla FC.
Ho bisogno di uscire. Ho bisogno di aria che non sia piena di antisettico.
I personaggi mi sono piaciuti, avrebbero potuto essere caratterizzati ancora meglio, però mi adeguo.
Non ho potuto fare a meno di immaginarmeli con le fattezze degli attori del film, purtroppo, quindi ho aggiunto parti di caratterizzazione dove mancavano in automatico.
Will, caro Will, mi è piaciuto molto. Ho adorato la sua autoironia, il suo humor nero, le sue battute in generale, me l'hanno reso troppo simpatico. Di sicuro ha spesso esagerato con i suoi scherzi e le sue opinioni troppo tetre, però è un bel personaggio.
Ovviamente incarna lo stereotipo del ribelle, non vuole seguire la terapia, compie gesti avventati, sembra che non gliene importi nulla di morire. In realtà questo gli deriva dal fatto di aver vissuto una vita a metà, girando da un ospedale all'altro nelle città più varie senza mai avere la possibilità di visitarle, stando lontano dai suoi amici perché sua madre l'ha costretto a provare tutte le cure sperimentali esistenti, si sente quindi oppresso. Già la sua malattia viene vista come una gabbia, se poi ci si mette anche sua madre ricordandoglielo costantemente è naturale che lui sviluppi un comportamento sovversivo.
Ad ogni modo mi ha fatta spesso ridere, mi è piaciuto molto leggere alcune scene dal suo punto di vista e sapere cosa stesse pensando.
In qualunque ospedale venga ricoverato, cerco sempre il modo di arrivare sul tetto.
Ho visto le sfilate dal tetto dell'ospedale in Brasile, con la gente che ballava per le strade, libera e scatenata, come tante formiche coloratissime viste dall'alto. Ho visto la Francia addormentata, con la Torre Eiffel che brillava in lontananza e le luci che si spegnevano in silenzio nelle case al terzo piano, e la luna che si spostava pigra per farsi vedere. Ho visto le spiagge della California, distese d'acqua per chilometri, gente che di prima mattina cavalcava le onde perfette.
Ogni luogo è diverso. Ogni luogo è unico. Sono gli ospedali a essere sempre uguali.
Stella mi è piaciuta a tratti. È una maniaca dell'ordine, dice di soffrire di disturbo ossessivo-compulsivo, ma non ho ancora capito se fosse una battuta o meno, ad ogni modo è super organizzata, nulla può farla sgarrare dalla sua tabella di marcia per la terapia. Ha addirittura creato un'app che le ricordi quando prendere quale medicina e in quale quantità. Oltre a ciò è una vlogger, pubblica video su YouTube parlando della sua vita con la FC. È molto solare, positiva, ma ci sono dei momenti in cui si ritrova a fingere il suo consueto buonumore per non fare star male gli altri. Pensa sempre più al benessere altrui che al proprio e questo la porterà ad avere troppi sensi di colpa per un avvenimento che lei non poteva controllare (e di cui non vi parlerò perché è un grande spoiler). Vive in costante conflitto con se stessa, sottoponendosi ad un regime ferreo, ma non per il proprio bene.
L'ho trovata spesso esagerata, organizzata ai limiti del possibile, irrazionale addirittura. Se facesse la cura per se stessa e la seguisse alla lettera il discorso sarebbe un altro, perché sarebbe spinta dal suo desiderio di vivere, ma scoprirete che non è così.
<<Sei proprio inaffidabile>> [...] <<Quindi, da adesso in poi funzionerà in tutt'altra maniera: faremo le terapie insieme per poter avere la sicurezza che tu le applichi veramente.>>
Metto la matita con cui stavo disegnando dietro l'orecchio, facendo il seduttivo. <<Cerchi sempre il modo di passare più tempo con me.>>
Poe è il migliore amico di Stella, anche lui con la FC. Si sono conosciuti in ospedale da piccoli e da lì sono diventati inseparabili. Questo personaggio mi è piaciuto, è divertente, di supporto, vuole sempre il meglio per la sua amica. Certamente l'ho visto filtrato attraverso gli occhi di Stella, quindi sono stata forzata a ritenerlo simpatico, ma non mi è dispiaciuto. Lui è stato la sua ancora di salvezza in tutti questi anni di cure assieme, di entrate e uscite dall'ospedale, l'unico che potesse capirla e confortarla. Con lui non ha bisogno di fingere qualsivoglia buonumore, la comprende perfettamente.
Ecco un buon migliore amico, uno di quelli che in genere non trovo nei libri, Poe lo rappresenta.
<< Ti prego, non dirmi che per una volta che ti piace un ragazzo, è uno con la FC!>>
<<L'ho soltanto aiutato con il carrello delle medicine, Poe! Volere che qualcuno viva non significa volere quella persona!>>
[...] <<Io ti conosco, Stella. Organizzare un carrello delle medicine è come passare ai preliminari.>>
Poe studia la mia faccia per capire se gli sto mentendo. Io alzo gli occhi esasperata e chiudo il computer prima che uno dei due lo scopra.
<<Si chiamano buone maniere!>> sento che urla seccamente dal corridoio, e pochi secondi dopo segue un rumore di porta sbattuta.
Barb è l'infermiera che ha seguito Stella e Poe dalla loro prima permanenza in ospedale. È una figura materna, in alcuni momenti dolce e comprensiva, in altri, ovvero quando si arrabbia, ferrea e decisa. Vuole che rispettino le regole a tutti i costi e per questo li tiene costantemente sotto controllo. È spesso vista come l'incarnazione dell'autorità, alla quale i personaggi tentano di sfuggire per riprendersi dei piccoli momenti di normalità. Non posso dire di averla apprezzata, sebbene io abbia compreso le sue motivazioni, non mi è piaciuta. Forse è stata portata allo stremo, non lo so, c'era qualcosa che mi ha tenuta alla larga da lei.
Ci sarebbero altri personaggi, ma ricadrei in moltissimi spoiler anche solo tentando di parlarvene e il libro è abbastanza corto, quindi non vorrei rischiare di rovinarvi la lettura. Se vi dessi anche solo due informazioni per personaggio, queste riassumerebbero tutto ciò che si dice su di loro nella storia, quindi eviterò.
"Noi malati di FC dobbiamo già rinunciare a moltissime cose. Viviamo ogni singolo giorno in funzione delle terapie, delle medicine.
La maggior parte di noi non può avere bambini, tanti non sopravvivono nemmeno per poterci provare. Solo chi ha la FC sa cosa voglia dire, e non possiamo innamorarci gli uni degli altri."
La narrazione avviene da due punti di vista, quello di Stella e quello di Will.
Ho apprezzato questa celta, perché mi ha permesso di comprendere meglio i protagonisti, senza vederli filtrati attraverso gli occhi dell'altro.
<<Su con il morale, Stella>> [...] << È la vita. Sarà finita prima che ce ne accorgiamo.>>
I disegni di Will mi hanno divertita o commossa, a seconda dei casi. Ma sono stati un'aggiunta perfetta al romanzo. Will si esprime attraverso i disegni di fumetti, Stella tramite i suoi video in cui parla della sua esperienza con la FC, due modi per tenersi in comunicazione col mondo senza il minimo contatto. Al contempo però questi possono anche essere visti come dei mezzi di sfogo, Will disegna per se stesso, per esprimere la sua rabbia ad esempio, isolandosi da tutto e Stella filma per assumere la sua dose di positività quotidiana.
È il fumetto di un ragazzo che assomiglia tanto a Will con un paio di palloncini in mano. Sta soffiando aria dentro dei polmoni sgonfi, rosso in viso per lo sforzo.
Sorrido quando leggo la didascalia sotto: RESPIRA.
Viene poi analizzato il rapporto con la famiglia, in particolare con i propri genitori.
Entrambi i protagonisti hanno delle situazioni familiari molto difficili e la loro malattia accentua soltanto i problemi che già ci sono. Will reagisce a questa situazione con rabbia, Stella invece si prende la colpa di tutto. nel corso della narrazione ci sarà una notevole evoluzione all'interno di questi rapporti, anche grazie all'aiuto del rapporto che si sta formando tra Stella e Will.
Il contatto.
Will e Stella non possono toccarsi perché potrebbe esserci il rischio d'infezione, in questo caso in particolare lui potrebbe passarle in B. Cepacia e lei non sarebbe più in lista per il trapianto di polmoni. Sono quindi costretti a stare a due metri di distanza, come dettano le regole per i malati di FC, anche se poi questo cambierà, diventando un metro, ma non vi dirò come.
Il libro si basa molto su come possa sbocciare una storia d'amore senza che i due protagonisti possano nemmeno sfiorarsi. Si può comunicare moltissimo anche con gli occhi, le espressioni, il linguaggio del corpo, le parole stesse, ma, come dirà poi Stella, noi abbiamo bisogno del contatto fisico. Sembra crudele toglierlo a due persone, perché essendo umani, noi ne sentiamo la necessità, eppure loro devono attenersi a questa regola per il bene di entrambi. Da questo si sviluppa una storia dolcissima, ma sofferta, perché i due sono costantemente costretti a sopprimere dei gesti che verrebbero naturali, come il semplice fatto di tenersi per mano. Questo aspetto della loro relazione si sente moltissimo, fa soffrire e disperare il lettore assieme a loro, si inizia a pensare a soluzioni inesistenti e si comprende come non si debba dare per scontato il fatto di poter abbracciare un'altra persona.
Lo stesso avviene anche nelle amicizie, quindi quella tra Stella e Poe, un'amicizia fortissima, che continua a rafforzarsi sebbene nessuno dei due abbia mai potuto confortare l'altro o dimostrargli il proprio affetto a meno di due metri di distanza.
"Noi abbiamo bisogno di sentire il contatto di chi amiamo, quasi come abbiamo bisogno dell'aria per respirare."
Un altro tema su cui si riflette è quello della vita.
Si parla anche della morte, ma più di tutto Will e Stella vogliono vivere, vivere per davvero.
Si interrogano sui loro obiettivi, sui vari viaggi che hanno in mente di fare. Ognuno di loro ha dei progetti per il futuro in cui si vede libero e non più limitato dai lunghi soggiorni in ospedale. Le loro riflessioni a questo proposito sono spesso commoventi, perché per quanto loro possano condurre una vita relativamente normale quando sono fuori dall'ospedale, l'ennesimo ricovero pone nuovamente l'accento sulla loro condizione precaria e fa perdere loro tempo, momenti che potrebbero passare con gli amici o la famiglia, gite scolastiche, viaggi per il mondo. Ognuno di loro l'affronta in modo diverso, però si sente sempre questo bisogno di uscire ed iniziare a vivere per se stessi.
Ho scoperto da poco che il libro si basa sul copione scritto da Mikki Daughtry e Tobias Iaconis, l'autrice Rachael Lippincott l'ha poi messo sotto forma di romanzo.
E di conseguenza ci sono delle cose che non mi spiego, cambiamenti di battute tra il libro e il copione del film assolutamente superflui. Anzi, alcune battute sono nettamente migliori nel film.
E devo ammettere di preferire il film rispetto al libro, il che è assurdo, eppure in questo caso è così, perché il fatto che il film sia l'originale e poi su di esso sia stato scritto il libro si nota moltissimo.
I personaggi hanno molta più tridimensionalità, il soundtrack è perfetto, accentua i sentimenti e gli stati d'animo dei personaggi, e gli attori scelti per interpretare i protagonisti sono magnifici, Cole Sprouse interpreta Will e nel suo personaggio si rivede molto della sua personalità reale, con tutte le battutine e l'umorismo, invece Haley Lu Richardson non la conoscevo, ma la sua interpretazione di Stella mi è piaciuta molto, si è calata perfettamente nel personaggio rendendolo proprio. O forse sono i personaggi ad essere cuciti su di loro e modificati in base al loro carattere reale, questa potrebbe essere unaltra interpretazione plausibile.
Il film è stato diretto da Justin Baldoni e sostenuto dall'associazione Claire's Place Foundation (fondata da Claire Wineland, una ragazza affetta da FC venuta a mancare a Settembre dell'anno scorso), il cui staff ha affiancato gli attori sul set, per aiutarli ad interpretare al meglio la loro parte.
Stella: - Fammi indovinare, tu sei il tipo che non rispetta le regole così pensi di avere il controllo, mi sbaglio?
Will: - Non ti sbagli.
Stella: - Credi che sia carino?
Will: - E tu credi che sia carino?
Stella: - Let me guess, you're the kind of guy that ignores the rules 'cause it makes you feel in control. Am I right?
Will: - You're not wrong.
Stella: - You think that's cute?
Will: - Do you think it's cute?
Voto Libro: 3 stelle
Lui e Stella non potrebbero essere più diversi, ma tra di loro s'instaurerà un legame fortissimo, composto prima dal fatto di seguire le terapie assieme e man mano si andrà ad una sempre maggiore approfondimento. Il problema sarà la distanza di due metri che dovranno sempre mantenere per il proprio bene e per quello dell'altro.
<<Mi fai paura, Stella>>
[...]<<Cosa?Perché?>>
[...]<<Tu mi fai desiderare una vita che non posso avere.>>
Lo stile di scrittura non mi ha esaltata. L'ho trovato troppo semplice, addirittura banale, troppo spezzettato, privo di qualsiasi elemento identificativo. Non è memorabile se non per la difficoltà che mi ha causato nell'immergermi nel romanzo. Non è per niente accattivante, sebbene la trama abbia tutti gli elementi per esserlo.
E qui devo fare un piccolo appunto alla traduttrice, ci sono vari errori, frasi intere tradotte male, che quindi non acquistano un senso preciso in italiano ed errori minori di grammatica. Oltre a ciò, ma questo è dovuto all'editing, sono presenti vari errori di battitura.
Il ritmo narrativo sarebbe piuttosto veloce, ma come ho appena detto, a me è sembrato spesso lento, perché lo stile non riusciva a coinvolgermi.
La storia in sé mi è piaciuta molto, l'ho trovata molto dolce e commovente e drammatica ed entusiasmante tutto assieme.
Apprezzo tantissimo ciò che questo libro e poi anche il film hanno fatto per sensibilizzare verso una malattia così poco conosciuta come la FC. Hanno rappresentato dei pazienti con delle piccole accortezze che li rendevano reali, come il sondino che portavano, o l'AffloVest, le loro cure sono state descritte nello specifico e hanno permesso al lettore o allo spettatore di comprendere pienamente a cosa devono attenersi i pazienti affetti da questa malattia.
Insomma, voglio dire che non si tratta solo della solita storia d'amore che ruota attorni ad una malattia romanticizzata, si vedono i personaggi al loro peggio, stremati dai trattamenti e questo li rende assolutamente reali, sono dei rappresentanti del gruppo dei pazienti affetti da Fibrosi Cistica e il fatto che siano dei ragazzi pone l'accento su come questa malattia colpisca da dalla nascita e quindi su quanto siano giovani gli affetti, su quanto poco abbiano vissuto prima di iniziare a dover pensare troppo presto alla loro mortalità, al fatto che la riduzione della loro capacità polmonare li porta sempre più vicini alla fine, al fatto che qualsiasi intervento potrebbe essere l'ultimo perché i loro polmoni non potrebbero reggere per tutta la durata dell'operazione.
Mi sono ritrovata a scoprire un mondo di cui non sapevo nulla, davvero, prima di questo io non avevo mai sentito nominare questa malattia, adesso posso dire invece che il libro e il film sono stati dei validi mezzi d'informazione, soprattutto per i più giovani. Ognuno di noi è uscito dal cinema o tornato alla realtà dopo la lettura con un bagaglio d'informazioni non indifferente sulla FC.
Ho bisogno di uscire. Ho bisogno di aria che non sia piena di antisettico.
I personaggi mi sono piaciuti, avrebbero potuto essere caratterizzati ancora meglio, però mi adeguo.
Non ho potuto fare a meno di immaginarmeli con le fattezze degli attori del film, purtroppo, quindi ho aggiunto parti di caratterizzazione dove mancavano in automatico.
Will, caro Will, mi è piaciuto molto. Ho adorato la sua autoironia, il suo humor nero, le sue battute in generale, me l'hanno reso troppo simpatico. Di sicuro ha spesso esagerato con i suoi scherzi e le sue opinioni troppo tetre, però è un bel personaggio.
Ovviamente incarna lo stereotipo del ribelle, non vuole seguire la terapia, compie gesti avventati, sembra che non gliene importi nulla di morire. In realtà questo gli deriva dal fatto di aver vissuto una vita a metà, girando da un ospedale all'altro nelle città più varie senza mai avere la possibilità di visitarle, stando lontano dai suoi amici perché sua madre l'ha costretto a provare tutte le cure sperimentali esistenti, si sente quindi oppresso. Già la sua malattia viene vista come una gabbia, se poi ci si mette anche sua madre ricordandoglielo costantemente è naturale che lui sviluppi un comportamento sovversivo.
Ad ogni modo mi ha fatta spesso ridere, mi è piaciuto molto leggere alcune scene dal suo punto di vista e sapere cosa stesse pensando.
In qualunque ospedale venga ricoverato, cerco sempre il modo di arrivare sul tetto.
Ho visto le sfilate dal tetto dell'ospedale in Brasile, con la gente che ballava per le strade, libera e scatenata, come tante formiche coloratissime viste dall'alto. Ho visto la Francia addormentata, con la Torre Eiffel che brillava in lontananza e le luci che si spegnevano in silenzio nelle case al terzo piano, e la luna che si spostava pigra per farsi vedere. Ho visto le spiagge della California, distese d'acqua per chilometri, gente che di prima mattina cavalcava le onde perfette.
Ogni luogo è diverso. Ogni luogo è unico. Sono gli ospedali a essere sempre uguali.
Stella mi è piaciuta a tratti. È una maniaca dell'ordine, dice di soffrire di disturbo ossessivo-compulsivo, ma non ho ancora capito se fosse una battuta o meno, ad ogni modo è super organizzata, nulla può farla sgarrare dalla sua tabella di marcia per la terapia. Ha addirittura creato un'app che le ricordi quando prendere quale medicina e in quale quantità. Oltre a ciò è una vlogger, pubblica video su YouTube parlando della sua vita con la FC. È molto solare, positiva, ma ci sono dei momenti in cui si ritrova a fingere il suo consueto buonumore per non fare star male gli altri. Pensa sempre più al benessere altrui che al proprio e questo la porterà ad avere troppi sensi di colpa per un avvenimento che lei non poteva controllare (e di cui non vi parlerò perché è un grande spoiler). Vive in costante conflitto con se stessa, sottoponendosi ad un regime ferreo, ma non per il proprio bene.
L'ho trovata spesso esagerata, organizzata ai limiti del possibile, irrazionale addirittura. Se facesse la cura per se stessa e la seguisse alla lettera il discorso sarebbe un altro, perché sarebbe spinta dal suo desiderio di vivere, ma scoprirete che non è così.
<<Sei proprio inaffidabile>> [...] <<Quindi, da adesso in poi funzionerà in tutt'altra maniera: faremo le terapie insieme per poter avere la sicurezza che tu le applichi veramente.>>
Metto la matita con cui stavo disegnando dietro l'orecchio, facendo il seduttivo. <<Cerchi sempre il modo di passare più tempo con me.>>
Poe è il migliore amico di Stella, anche lui con la FC. Si sono conosciuti in ospedale da piccoli e da lì sono diventati inseparabili. Questo personaggio mi è piaciuto, è divertente, di supporto, vuole sempre il meglio per la sua amica. Certamente l'ho visto filtrato attraverso gli occhi di Stella, quindi sono stata forzata a ritenerlo simpatico, ma non mi è dispiaciuto. Lui è stato la sua ancora di salvezza in tutti questi anni di cure assieme, di entrate e uscite dall'ospedale, l'unico che potesse capirla e confortarla. Con lui non ha bisogno di fingere qualsivoglia buonumore, la comprende perfettamente.
Ecco un buon migliore amico, uno di quelli che in genere non trovo nei libri, Poe lo rappresenta.
<< Ti prego, non dirmi che per una volta che ti piace un ragazzo, è uno con la FC!>>
<<L'ho soltanto aiutato con il carrello delle medicine, Poe! Volere che qualcuno viva non significa volere quella persona!>>
[...] <<Io ti conosco, Stella. Organizzare un carrello delle medicine è come passare ai preliminari.>>
Poe studia la mia faccia per capire se gli sto mentendo. Io alzo gli occhi esasperata e chiudo il computer prima che uno dei due lo scopra.
<<Si chiamano buone maniere!>> sento che urla seccamente dal corridoio, e pochi secondi dopo segue un rumore di porta sbattuta.
Barb è l'infermiera che ha seguito Stella e Poe dalla loro prima permanenza in ospedale. È una figura materna, in alcuni momenti dolce e comprensiva, in altri, ovvero quando si arrabbia, ferrea e decisa. Vuole che rispettino le regole a tutti i costi e per questo li tiene costantemente sotto controllo. È spesso vista come l'incarnazione dell'autorità, alla quale i personaggi tentano di sfuggire per riprendersi dei piccoli momenti di normalità. Non posso dire di averla apprezzata, sebbene io abbia compreso le sue motivazioni, non mi è piaciuta. Forse è stata portata allo stremo, non lo so, c'era qualcosa che mi ha tenuta alla larga da lei.
Ci sarebbero altri personaggi, ma ricadrei in moltissimi spoiler anche solo tentando di parlarvene e il libro è abbastanza corto, quindi non vorrei rischiare di rovinarvi la lettura. Se vi dessi anche solo due informazioni per personaggio, queste riassumerebbero tutto ciò che si dice su di loro nella storia, quindi eviterò.
"Noi malati di FC dobbiamo già rinunciare a moltissime cose. Viviamo ogni singolo giorno in funzione delle terapie, delle medicine.
La maggior parte di noi non può avere bambini, tanti non sopravvivono nemmeno per poterci provare. Solo chi ha la FC sa cosa voglia dire, e non possiamo innamorarci gli uni degli altri."
La narrazione avviene da due punti di vista, quello di Stella e quello di Will.
Ho apprezzato questa celta, perché mi ha permesso di comprendere meglio i protagonisti, senza vederli filtrati attraverso gli occhi dell'altro.
<<Su con il morale, Stella>> [...] << È la vita. Sarà finita prima che ce ne accorgiamo.>>
I disegni di Will mi hanno divertita o commossa, a seconda dei casi. Ma sono stati un'aggiunta perfetta al romanzo. Will si esprime attraverso i disegni di fumetti, Stella tramite i suoi video in cui parla della sua esperienza con la FC, due modi per tenersi in comunicazione col mondo senza il minimo contatto. Al contempo però questi possono anche essere visti come dei mezzi di sfogo, Will disegna per se stesso, per esprimere la sua rabbia ad esempio, isolandosi da tutto e Stella filma per assumere la sua dose di positività quotidiana.
È il fumetto di un ragazzo che assomiglia tanto a Will con un paio di palloncini in mano. Sta soffiando aria dentro dei polmoni sgonfi, rosso in viso per lo sforzo.
Sorrido quando leggo la didascalia sotto: RESPIRA.
Viene poi analizzato il rapporto con la famiglia, in particolare con i propri genitori.
Entrambi i protagonisti hanno delle situazioni familiari molto difficili e la loro malattia accentua soltanto i problemi che già ci sono. Will reagisce a questa situazione con rabbia, Stella invece si prende la colpa di tutto. nel corso della narrazione ci sarà una notevole evoluzione all'interno di questi rapporti, anche grazie all'aiuto del rapporto che si sta formando tra Stella e Will.
Il contatto.
Will e Stella non possono toccarsi perché potrebbe esserci il rischio d'infezione, in questo caso in particolare lui potrebbe passarle in B. Cepacia e lei non sarebbe più in lista per il trapianto di polmoni. Sono quindi costretti a stare a due metri di distanza, come dettano le regole per i malati di FC, anche se poi questo cambierà, diventando un metro, ma non vi dirò come.
Il libro si basa molto su come possa sbocciare una storia d'amore senza che i due protagonisti possano nemmeno sfiorarsi. Si può comunicare moltissimo anche con gli occhi, le espressioni, il linguaggio del corpo, le parole stesse, ma, come dirà poi Stella, noi abbiamo bisogno del contatto fisico. Sembra crudele toglierlo a due persone, perché essendo umani, noi ne sentiamo la necessità, eppure loro devono attenersi a questa regola per il bene di entrambi. Da questo si sviluppa una storia dolcissima, ma sofferta, perché i due sono costantemente costretti a sopprimere dei gesti che verrebbero naturali, come il semplice fatto di tenersi per mano. Questo aspetto della loro relazione si sente moltissimo, fa soffrire e disperare il lettore assieme a loro, si inizia a pensare a soluzioni inesistenti e si comprende come non si debba dare per scontato il fatto di poter abbracciare un'altra persona.
Lo stesso avviene anche nelle amicizie, quindi quella tra Stella e Poe, un'amicizia fortissima, che continua a rafforzarsi sebbene nessuno dei due abbia mai potuto confortare l'altro o dimostrargli il proprio affetto a meno di due metri di distanza.
"Noi abbiamo bisogno di sentire il contatto di chi amiamo, quasi come abbiamo bisogno dell'aria per respirare."
Un altro tema su cui si riflette è quello della vita.
Si parla anche della morte, ma più di tutto Will e Stella vogliono vivere, vivere per davvero.
Si interrogano sui loro obiettivi, sui vari viaggi che hanno in mente di fare. Ognuno di loro ha dei progetti per il futuro in cui si vede libero e non più limitato dai lunghi soggiorni in ospedale. Le loro riflessioni a questo proposito sono spesso commoventi, perché per quanto loro possano condurre una vita relativamente normale quando sono fuori dall'ospedale, l'ennesimo ricovero pone nuovamente l'accento sulla loro condizione precaria e fa perdere loro tempo, momenti che potrebbero passare con gli amici o la famiglia, gite scolastiche, viaggi per il mondo. Ognuno di loro l'affronta in modo diverso, però si sente sempre questo bisogno di uscire ed iniziare a vivere per se stessi.
Un confronto con il Film
Ho scoperto da poco che il libro si basa sul copione scritto da Mikki Daughtry e Tobias Iaconis, l'autrice Rachael Lippincott l'ha poi messo sotto forma di romanzo.
E di conseguenza ci sono delle cose che non mi spiego, cambiamenti di battute tra il libro e il copione del film assolutamente superflui. Anzi, alcune battute sono nettamente migliori nel film.
E devo ammettere di preferire il film rispetto al libro, il che è assurdo, eppure in questo caso è così, perché il fatto che il film sia l'originale e poi su di esso sia stato scritto il libro si nota moltissimo.
I personaggi hanno molta più tridimensionalità, il soundtrack è perfetto, accentua i sentimenti e gli stati d'animo dei personaggi, e gli attori scelti per interpretare i protagonisti sono magnifici, Cole Sprouse interpreta Will e nel suo personaggio si rivede molto della sua personalità reale, con tutte le battutine e l'umorismo, invece Haley Lu Richardson non la conoscevo, ma la sua interpretazione di Stella mi è piaciuta molto, si è calata perfettamente nel personaggio rendendolo proprio. O forse sono i personaggi ad essere cuciti su di loro e modificati in base al loro carattere reale, questa potrebbe essere unaltra interpretazione plausibile.
Il film è stato diretto da Justin Baldoni e sostenuto dall'associazione Claire's Place Foundation (fondata da Claire Wineland, una ragazza affetta da FC venuta a mancare a Settembre dell'anno scorso), il cui staff ha affiancato gli attori sul set, per aiutarli ad interpretare al meglio la loro parte.
Stella: - Fammi indovinare, tu sei il tipo che non rispetta le regole così pensi di avere il controllo, mi sbaglio?
Will: - Non ti sbagli.
Stella: - Credi che sia carino?
Will: - E tu credi che sia carino?
Stella: - Let me guess, you're the kind of guy that ignores the rules 'cause it makes you feel in control. Am I right?
Will: - You're not wrong.
Stella: - You think that's cute?
Will: - Do you think it's cute?
Voto Libro: 3 stelle
🌟🌟🌟
Brillante
Voto Film: 5 stelle
🌟🌟🌟🌟🌟
Abbagliante
Cosa ne pensate?
Voi avete letto il libro o visto il film?
Cosa ne pensate?
Voi avete letto il libro o visto il film?
Se la risposta è entrambi, quale avete preferito?
Martha
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